Rumi, il ponte mistico tra Oriente e Occidente

di Manuela Cattaneo della Volta

Rumi il ponte mistico tra Oriente e Occidente

“Quando siamo morti, non cercare la nostra tomba nella terra, ma trovala nel cuore degli uomini”. Rumi

E’ pressoché impossibile delineare in pochi tratti la figura di Rumi, considerato il punto di riferimento nella filosofia Sufi, ma anche asceta, poeta, studioso, maestro, teologo, giurista, mistico, filosofo, e “grande anima e maestro spirituale”.  Persino il suo nome rende il tracciato impervio: in Afghanistan era conosciuto come Mowlānā Jalāloddin Balkhi, in Turchia invece era chiamato Jalāl ad-Dīn Muhammad Balkhī, mentre in Occidente divenne noto semplicemente come Rumi.

E se in persiano veniva definito Mawlānā o Molānā (termine di origine araba che significa “nostro maestro”) in Turchia era Mevlânâ.

Ieri come oggi si parla di lui come il ponte tra il mondo orientale e quello occidentale grazie alla creazione degli oltre 70mila versi poetici per raccontare l’importanza dell’osservanza religiosa o la supremazia del Corano. Chiamato anche sultano degli studiosi, i suoi libri di poesia sono al vertice della popolarità negli Stati Uniti.

Gli scritti da lui redatti in persiano, turco, arabo e greco, sono stati tradotti in decine di altre lingue influenzando il mondo persiano, turco, dell’Azerbaijan, degli Stati Uniti e dell’Asia meridionale.

Un uomo, un personaggio, sul quale sono state tramandate storie e racconti che hanno tenuto viva la discussione tra gli studiosi sulla veridicità storica e che naturalmente non porta a una conclusione univoca.

Alcuni dati però appartengono alla realtà accertata: Rumi nasce il 30 settembre del 1207 a Balkh, in Afghanistan. Qualche anno dopo la famiglia di Rumi, per sfuggire l’invasione dei barbari di Gengis Khan, viaggia per oltre duemila chilometri installandosi in Anatolia, attuale Turchia. Già durante questo lungo viaggio la storia si intreccia con la leggenda e si racconta che Rumi venga riconosciuto come una mente spirituale dal noto poeta mistico dell’epoca, Attar che, dando il benvenuto ai nuovi arrivati e vedendo Rumi avanzare dietro al proprio padre – affermato teologo – dica:

“Ecco che arriva il mare seguito da un oceano”.

A Kolya, in Turchia, Rumi segue le orme paterne e diventa capo della Madrassa (scuola religiosa) all’età di 24 anni. Più tardi un altro evento cambia la sua vita radicalmente: incontra Shams-i Tabrisi, derviscio, che ha fatto voto di povertà. Rumi dichiara che la sua poetica nasce proprio grazie a quell’incontro ed è con Shams-i Tabrisi, che Rumi, da insegnante e giurista affermato, si trasforma in asceta.

La leggenda narra che Shams viaggi attraverso l’Est cercando qualcuno che possa accompagnarlo nel suo cammino. E sente una voce replicare: “E cosa daresti in cambio?”. Shams risponde: “La mia testa!”. E allora la voce afferma: “Cerca dunque Jalal ud-Din di Konya”. Qualche anno dopo la loro amicizia si racconta che, durante una delle loro solite riunioni, Shams sente bussare alla porta, va ad aprire e scompare per sempre.

Un’altra leggenda sostiene invece che sia stato ucciso da emissari inviati dal figlio primogenito di Rumi, geloso della loro amicizia. Rumi, ispirato dall’amico scrive una raccolta di poesie “I lavori di Shams-i Tabrisi”, considerata il suo capolavoro e uno dei pilastri della letteratura persiana. Inoltre, si dice che sia stato proprio Rumi, grazie a questo incontro, ad aver ideato il rituale della danza dei dervisci rotanti, detta Sama.

Ci sono rimasti in eredità oltre 70mila versi che comprendono la raccolta “Shams”, una serie di poesie persiane, e la raccolta “Masnavi”: poesie suddivise in sei volumi redatte in soli 12 anni. Inoltre, una serie di libri di prosa che includono racconti, pensieri, scherzi, insegnamenti filosofici e morali alla ricerca della “vera visione”.

Rumi muore il 17 dicembre del 1273.

Il mausoleo di Konya a lui dedicato raccoglie una moschea, scuole, quartieri residenziali per dervisci, e resta la meta di pellegrinaggio più popolare tra gli adepti delle principali religioni. Il messaggio di Rumi, amore del mondo per il mondo, danza e poesia per raggiungere Dio, e la sua vastissima notorietà hanno trasformato l’uomo in un personaggio appartenente al mito, al punto che Franklin Lewis, islamista e studioso di Rumi, ha distinto in due libri la sua storia: biografia da una parte e agiografia dall’altra.

Lewis spiega come il pensiero del “nostro Maestro”, vasto e profondo, già manipolato nei secoli, sia stato adattato al movimento new age rendendolo forse più fruibile, ma allo stesso tempo banalizzandolo. Lewis suggerisce dunque il discernimento, per quanto possibile, tra le traduzioni dell’opera di Rumi, per poterne cogliere l’essenza e la profondità.

Il dibattitto sull’origine del messaggio di Rumi e sulla veridicità dei suoi atti dura da centinaia di anni e probabilmente non avrà fine. Resta comunque la certezza di ciò che risuona in noi quando leggiamo o ascoltiamo i suoi versi.

Per esempio il suo epitaffio, che recita:
“When we are dead, seek not our tomb in the earth but find it in the hearts of men”.
“Quando siamo morti, non cercare la nostra tomba nella terra, ma trovala nel cuore degli uomini”.

Oppure nell’augurante semplicità di questi versi:
“Out beyond ideas of wrongdoing and rightdoing there is a field. I’ll meet you there”.
“Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì”.

Per approfondire:
Franklin Lewis,  “Is Rumi popular in the West?”
Bruno dei Nicola, “The Ladies of Rūm: A Hagiographic View of Woman in Thirteenth- and Fourtheenth- Century Anatolia”
Ali Asghar Seyed-Gohrab, “Metaphor and Imagery in Persian Poetry”
Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Rumi
https://poets.org/poet/jalal-al-din-rumi

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