Come scegliere un corso di Taiji

Come scegliere un corso di Taiji quando non si conosce nulla di questa pratica e filosofia?

E quando si conosce qualcosa si è pronti a svuotare la tazza piena?

La tazza di giada, trasparente e senza impurità

Coltivare il proprio giardino interiore

Come scegliere un corso di Taiji
Pechino: praticante di Taiji
Una volta alla settimana non basta per fare un lavoro serio

Molte persone ci chiamano per avere informazioni sul nostro corso di Taiji, dicono che vogliono percorrere una Via di conoscenza, o ritrovare la salute, capire il senso delle loro sofferenze, oppure sono semplicemente incuriosite da questa disciplina che come effetti collaterali promette lunga vita e benessere. Per qualche strano motivo pensano che basti un’ora alla settimana per lavorare su se stessi e fare grandi progressi. Capiscono molto bene che per potere progredire in uno sport o imparare una nuova lingua ci si debba impegnare diverse ore alla settimana, ma quando si tratta del lavoro interiore, sorprendentemente, pensano che basti poco, che sia un diritto, che debba essere gratis o che abbia una durata limitata.

Una settimana ha 168 ore, ne occupiamo più o meno 56 per dormire, a volte circa 40/48 per svolgere il lavoro esterno, ne rimangono 72/64. Se, come dice l’insegnamento, la parte interna deve diventare più forte della parte esterna perché la nostra evoluzione proceda, conditio sine qua non, saremo sempre alla mercé dei nostri automatismi e condizionati dal mondo “fuori”, non ci rimane molto tempo e conviene tentare una strada che possa essere applicata anche alla vita quotidiana.

Quanto ci si impegna correttamente, tanto si otterrà.

La nostra scuola ha una richiesta che fa immediatamente una prima naturale selezione delle persone: accogliamo volentieri e ci occupiamo di allievi che desiderano impegnarsi realmente, che non vogliono perdere tempo, farlo perdere al gruppo e all’insegnante. Ci vuole moltissima energia per aiutare una persona a uscire dai propri meccanismi inconsci. Gli allievi più anziani di pratica sacrificano tempo e parte del loro lavoro personale per dare una mano ai nuovi arrivati. Questo è il motivo per cui richiediamo una frequenza di almeno due volte alla settimana, si tratta solo di tre ore, non è molto, ma si riesce se non altro a ripetere quello che si è imparato per poi andare avanti. È un inizio.

La strada è lunga, ci vogliono dai 4 ai 10 anni di seria preparazione per iniziare un reale lavoro interno. Prima si impara il movimento esterno accurato delle forme, codificate magistralmente per potere poi lavorare sui livelli più profondi. Dopo 10 anni di pratica in questa Via si è solo dei principianti. Questo all’ego non piace. Abbiamo bisogno di un fuoco dentro, di una strana nostalgia.

La carpa è il pulitore delle acque stagnanti

Una carpa talmente coraggiosa e perseverante che avrebbe risalito l’intero Fiume Giallo affrontando mille avversità e pericoli, compresi gli spiriti malvagi

Di fronte a tanto coraggio gli dèi non poterono fare altro che trasformare la carpa in un lucente drago donandole quindi l’immortalità

Sincerità e perseveranza

Qual è la nostra motivazione?

Le scuole di Taiji sono tante, differenti per scopi e metodi per raggiungerli. Seppure i principi siano uguali, la loro interpretazione differisce. Cosa è meglio allora? Dipende da quello che stiamo cercando sinceramente. Star bene? Divertirsi? Saper combattere? Trovare amici? Evolvere? Diventare insegnante? Soddisfare una curiosità? Aprire un corso? Provare per qualche mese mentre faccio danza, yoga, canto, pilates, campane tibetane e tango? Raffinarmi? Più siamo sinceri più un certo magnetismo funziona.  Poi serve un po’ di buon senso.

La necessità di un Maestro

Abbiamo bisogno di incontrare qualcuno che stia lavorando con un buon Maestro, che a sua volta abbia lavorato coscienziosamente per tanti anni con un buon Maestro che a sua volta abbia lavorato a lungo con un buon Maestro e che non utilizzi l’insegnamento per scopi personali. È meglio procedere accompagnati da persone che fanno parte di una lunga catena di insegnanti, che trasmettono un insegnamento autentico e non un miscuglio di teorie prese qua e là e condite con un sacco di invenzioni personali. A volte si trovano allievi che hanno una chiara idea di come dovrebbe essere il loro maestro: vogliono il guru sotto casa, preferibilmente in casa, possibilmente Gesù Cristo, Budda o Rumi, ma che la pensi come loro e non li metta mai in discussione o sotto pressione. La domanda è: ma siamo proprio sicuri che saremmo in grado di seguire un grande Maestro? Quali sarebbero le sue richieste per essere ammessi a seguirlo?

Comunque attenzione a chi non ha avuto il benestare del Maestro per insegnare, a chi millanta di essere stato allievo di un grande Maestro e a chi si è inventato il suo stile dopo aver rubacchiato qua e là qualche tecnica in varie scuole. Fate le vostre ricerche attentamente.

Il Maestro Interiore

La fantasia che si possa essere maestri di sé stessi da subito è pura illusione, è un falso insegnamento. Andreste nella giungla senza una guida che la conosca bene? Il “maestro interiore” di una persona che inizia un cammino, nel migliore dei casi è il suo ego un po’ saccente e un po’ arrogante, pieno di convinzioni personali. Il processo graduale dalla dipendenza esterna da un maestro, alla dipendenza interna dal Sé interiore è uno degli scopi dell’insegnamento. Ci vuole molto tempo, lavoro, pazienza, dedizione, bisogna essere sufficientemente evoluti e sinceri perché si presenti il Maestro interiore. Per molte persone accettare questo punto è molto difficile. Pensano che sia possibile canalizzare facilmente i grandi maestri dell’aldilà, gli angeli, senza rendersi conto che quelle entità con tutta probabilità non sono affatto né grandi maestri, né angeli. Certi tipi di pratiche sono pericolose.

Come scegliere un corso di Taiji
Seminario di Taiji

Necessità di un gruppo

Abbiamo bisogno di un gruppo che proceda con sincerità nella stessa direzione evolutiva, che sia maturo e sappia verificare. Il gruppo sostiene e permette di lavorare sulle proprie difficoltà. Come in cordata per salire in vetta o come in barca dove si rema per arrivare alla meta. Una persona che si appende o che non rema o, peggio, che rema contro, molto naturalmente si allontanerà dalla scuola e troverà ogni scusa per darsi ragione.

Come scegliere un corso di Taiji

Necessità di un sistema di insegnamento

Uno dei maggiori ostacoli che appaiono subito su una Via reale è che bisogna fare sforzi. Se lo sforzo non è sufficiente si rimane bloccati.  Lo sforzo va esercitato nella giusta direzione tenendo conto di molte cose per evitare cambiamenti compensatori o parassitari che abbondano grazie alle pratiche fai fa te o alle offerte del ricco mercato della crescita personale. Non si cambia senza un buon metodo che abbia un quadro chiaro della complessità dell’essere umano.

Cerchiamo la coscienza e non una deliziosa nuova falsa personalità.

Un altro ostacolo che spesso si presenta è la lontananza dal posto in cui si pratica, che è ben poca cosa rispetto agli sforzi che dovremo affrontare in seguito. Se la strada che mi porta al luogo di pratica mi richiede il sacrificio di mezz’ora o più (cosa che saremmo pronti a fare per un lavoro esterno remunerativo o prestigioso, o per vedere la persona di cui si è innamorati) e non siamo disposti a farlo dovremo accontentarci di ciò che è comodo ma non per forza buono per noi. Sono scelte.

La mancanza di sforzo in questa direzione può far perdere una grande occasione di crescita. Il lavoro interiore è molto delicato, non ci si può improvvisare, si rischia di fare danni o scompensare una persona in nome di qualche credenza superficiale.

TAIJI SCAVARE

L’insegnamento

C’è la tendenza a cercare qua e là per imparare tante cose orizzontalmente, per soddisfare la propria curiosità o sete di potere. E’ come volere cercare l’acqua, avere una zappa e continuare a fare tanti piccoli buchi nel terreno senza andare in profondità per trovare qualcosa che disseti. Meglio unirsi a persone che vogliono trovare l’acqua e che si mettono a scavare con te una buca sufficientemente profonda per trovare la sorgente. Un buon Maestro ti dice dove scavare perché sa dove c’è l’acqua, poi sei tu che devi scavare.

Manuela Beillard – Insegnante di Taiji della Scuola Tian Dao metodo Patrick Kelly

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